LA MENSA DEL SIGNORE

Tutto parte da lì: dall’Eucarestia cioè dalla mensa del Signore

Se non ci fosse l’altare, se non ci fosse il Signore che si rende presente nelle nostre mense eucaristiche, non avrebbe significato nessuna differenza nostra sofferenza. La croce è lo sviluppo dell’ultima cena, è il fiore che germina sulla mensa dell’Eucarestia.

E’ così anche per noi L’Eucarestia deve essere al centro dei nostri sospiri, delle nostre  attese e della nostra gioia.

Quanti cristiani vivono senza Eucarestia.

Altri fanno l’Eucarestia ma  non fanno la Chiesa. Altri celebrano l’Eucarestia  nella Chiesa, ma non vivono la coerenza dell’Eucarestia.

L’Eucarestia rimane, cioè, una sorte di sacramento incompiuto.

Rimane incompiuto quando manca la ” sequela eucaristica”

Che significa sequela Eucaristica?

  1.  ) lasciarsi afferrare  dall’onda di Gesù Cristo e seguirla;
  2.  ) avere la coscienza che noi siamo Corpo di Cristo crocifisso alla storia;
  3.  ) avere la coscienza che noi siamo Corpo di Cristo crocifiggente;
  4.  ) avere la coscienza che noi siamo il Corpo  festivo di Cristo;
  5.  ) avere la coscienza che la sequela è fatta di ASCOLTO, di PREGHIERA, di SACRIFICIO.

Nell’orto degli ulivi Gesù si mette a pregare. I suoi, anche i più fedeli, lo hanno lasciato si sono addormentati. Gesù veglia pensando al grande mistero che sta per compiersi.  Egli vive con tale intensità che suda sangue.

Il dolore fisico di Gesù e quello della solitudine; Egli si vede abbandonato ed e per questo che noi vogliamo fargli compagnia. Vogliamo dirgli ” Signore guarda, siamo con te. E se ci viene il sonno dacci uno scossone perché vogliamo vigilare e pregare con te per il bene della umanità.

Spesse volte nelle Chiese si ha la percezione  che l’unico a mancare è Gesù Cristo. Tanto ritualismo a non finire a volte insopportabile. Fede, zero. Incontro con Lui, opaco.  Abbandono all’onda della sua grazia,  quasi zero. Non c’è abbandono nei suoi gesti, non c’è estasi; non c’è innamoramento. Non c’è sufficiente deserto per poter affermare che il Signore ha attirata la sua sposa, come ai tempi della sua giovinezza per poter parlare al suo cuore.

Quello che noi dobbiamo riflettere e questo: Se Gesù non fosse risorto sarebbe vana la nostra fede.

Se Gesù fosse rimasto nelle tenebre del sepolcro, il cristianesimo non avrebbe più significato.

E’ la risurrezione il punto centrale, nodale di tutta la nostra vita cristiana, di tutta la nostra vita redenta.

E difficile accettare avvolte la resurrezione forse ci siamo fermati al venerdì santo e non andiamo oltre.

Al sepolcro, lontano da noi pochi passi non riusciamo ad andare,  perchè forse ci spaventa quel lungo itinerario di vera fede.

Chiediamo al  Signore di  abbandonarci a  Lui e, soprattutto, possiamo inebriarci dei raggi della luce della risurrezione

ma per fare questo dobbiamo ascoltare il Messaggio di Papa Francesco che ci esorta al Sacramento della Riconciliazione attraverso il ministro di Dio ( Sacerdote) e togliamoci il masso, il macigno di dolore dalla nostra bocca dell’anima.

Pasqua è la festa  dei macigni rotolati. E’ la festa del terremoto.  La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso del sepolcro.

Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce , che impedisce la comunicazione con l’altro.

E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte .

Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E se ognuno di noi, attraverso  il Sacramento della Riconciliazione , uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del fratello che ha accanto e finalmente si ripeterà il miracolo della Risurrezione di Cristo in te e nell’altro.

(dagli scritti di don Tonino Bello)