GIACOBBE ( lottare con Dio)

<< Non ti lascerò se non mi avrai benedetto>>

In uno dei racconti più strani della Bibbia si narra dell’incontro di Giacobbe con un non ben definibile personaggio di una notte sul torrente Iabbok: << Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok.

li prese, fece passare il torrente e fece passare  anche tutti i suoi averi>> ( Gn 32,23-24)

ed ecco che all’improvviso  <<Giacobbe rimase solo e un  uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.

” Come ti chiami?”. Rispose:”   Giacobbe”. Riprese: ” Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perchè hai combattuto con Dio e con  gli uomini e hai vinto”! Giacobbe allora gli chiese: ” Dimmi il tuo nome”. Gli rispose: ” Perchè mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse.

Allora giacobbe chiamò quel luogo Penuel ” Perchè – disse- ho visto Dio faccia a faccia”.eppure la mia vita è rimasta salva”.

Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all’anca ( Gn. 32,24-32)

In questa storia enigmatica e insondabile si cela l’esperienza del divino per la bibbia, dove si dice come Dio  viene incontro all’uomo e come l’uomo è dato riconoscerlo.

innanzitutto da notare il contesto della notte e della solitudine in cui avviene l’incontro tra Giacobbe e Dio.

Giacobbe rimane ” solo”: Dio Dio lo si incontra la notte quando si rimane soli , quando cessa la chiacchiera del giorno e si rimane nella solitudine  e in ascolto.  La chiacchera è il parlare vano, il vani-loquio, metafora dell’autenticità dell’esistenza umana che si perde nell’anonimato del – si dice- impersonale. La notte, luogo del silenzio, sottrae l’uomo alla chiacchera del vani-loquio, ed è la condizione, per la bibbia, dell’esistenza autentica come esistenza difronte a Dio.

Di un Dio però che si presenta con luminosità della luce ma con l’ambiguità del prossimo, provocante ed inquietante: << E un uomo lottò con lui fino allo spuntar dell’aurora>>.Dio ci viene incontro in maniera anonima, attraverso la voce di un maestro, di un saggio, di un amico o di un estraneo e riconoscerlo e consegnarglisi non è rinuncia ma passione e confronto che  esigono impegno e lotta. Credere e lottare, dove le ragioni per il si  o per il no  si scontrano e dove, all’improvviso, il si si impone sul no per forza interna: << Vedendo che non riusciva a vincerlo,  lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore  di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui>>.

Per quanto gli si voglia opporre resistenza, Dio di ogni resistenza è  prrima o dopo egli si insinua nella nostra vita con una mossa impensabile e imprevista, come quella dello sgambetto con il quale Giacobbe viene vinto.

Interrogarsi:

– Quale è  la tua prima impressione d i fronte a una storia così strana?  La solitudine ti fa paura oppure è lo spazio dove tacciono le voci della chiacchiera per ascoltare  ed incontrare Dio?  Come ci viene incontro Dio e in che senso si può parlare di una lotta tra noi e Dio?

Preghiera: Signore, tu sei una presenza discreta e silenziosa che non ti imponi con la forza ma ti nascondi e attendi con pazienza.

A volte mi sembri lontano o assente e  lotto tra il  credere e il non credere.

Ma tu, Signore, sei più forte delle mie resistenze e trionfi sulla mia incredulità e debolezze. Amen!!!